La gastroenterologia è lo studio delle malattie del tratto gastrointestinale. Si tratta di una branca medica, il cui medico specialista si chiama gastroenterologo. Studia gli organi interessati grazie soprattutto a sofisticate tecniche endoscopiche con le quali procede alla diagnosi e successivamente al trattamento di queste patologie. Il termine deriva dal greco, gaster stomaco, enteron intestino e logos discorso). La gastroenterologia studia le malformazioni e le patologie a carico di: Esofago, Stomaco, Intestino tenue, Colon, Retto, Fegato e Colecisti, Pancreas.
La Gastroenterologia oggi ha un particolare rilievo, in quanto le problematiche e le patologie a carico dell’apparato digerente, risultano essere sempre più numerose e con specifiche peculiarità di genere uomo/dona, che a volte richiedono un approfondimento dello “stato di salute” dell’apparato digerente. Infatti sintomi più comuni, quali brucione di stomaco, nausea, mal di pancia, diarrea oppure difficoltà digestive (dispepsia ovvero “mal digestione), generalmente non richiedono nessun particolare intervento medico ma se presenti in maniera cronica o comunque frequente, non devono essere mai sottovalutati e necessitano di una valutazione gastroenterologica.
Le patologie di competenza gastroenterologica, sono svariate e possono essere particolarmente differenti tra loro. Fra queste ricordiamo la Celiachia che è un’intolleranza permanente al glutine; la Sindrome dell’Intestino Irritabile, patologia ad andamento cronico ricorrente in assenza di alterazioni strutturali evidenti; il Reflusso Gastroesofageo che è il passaggio retrogrado di piccole quantità di contenuto gastrico dallo stomaco all’esofago; la Stitichezza, disturbo molto comune, SOPRATTUTTO NELLE DONNE e nelle persone sopra i 65 anni di età; la patologia Emorroidaria; il Meteorismo, che è espressione clinica di accumulo di gas, in quantità eccessive, nel tratto digerente.
Lo straordinario avanzamento scientifico e tecnologico, motore per il futuro della medicina e chirurgia, unitamente all’evoluzione delle apparecchiature diagnostiche, ha dato un ruolo al gastroenterologo di rilevanza fondamentale nella medicina moderna che deve oggi saper declinare ricerca, medicina e terapie opportunamente con particolare attenzione e rispetto delle diversità di genere (Maschile e Femminile). Le moderne metodologie cliniche, a scopo sia diagnostico che terapeutico, quali la Gastroscopia, la Gastroscopia Transnasale, la Videocapsula la Ileo-Colonscopia, hanno consentito al gastroenterologo una esplorazione accurata e precisa del tubo digestivo, incrementando la rapida evoluzione delle conoscenze mediche.
LE PRINCIPALI PATOLOGIE TRATTATE DALLA GASTROENTEROLOGIA
Celiachia
È un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale. L’incidenza di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100 persone. I celiaci potenzialmente sarebbero quindi 600.000, ma ne sono stati diagnosticati ad oggi poco più di 100.000. Ogni anno vengono effettuate 10.000 nuove diagnosi con un incremento annuo di circa il 10%.
Sindrome dell’intestino irritabile
È una patologia in grande crescita sopratutto negli ultimi anni. Le patologie funzionali dell’intestino hanno diversi aspetti in comune, sono sindromi cliniche ad andamento cronico ricorrente in assenza di alterazioni strutturali evidenti (sindromi non organiche). L’unico elemento che caratterizza la loro sintomatologia clinica è l’andamento cronico ricorrente quindi non acuto. Tra le patologie funzionali si annovera: la sindrome dell’intestino irritabile (SII) e il reflusso gastroesofageo (GERD).
Reflusso
Il reflusso Gastroesofageo è il passaggio retrogrado di piccole quantità di contenuto gastrico dallo stomaco all’esofago, è l’argomento quotidiano che si presenta più frequentemente nell’ambulatorio del medico generico o del gastroenterologo.
Stitichezza
La stitichezza è un disturbo molto comune, SOPRATUTTO NELLE DONNE E NELLE PERSONE SOPRA I 65 ANNI DI ETÀ. Considerando che la maggior parte delle persone evacua almeno tre volte la settimana, è stabilito di definire stipsi una frequenza di evacuazione inferiore a tre volte la settimana.
Emorroidi
Sono dilatazioni varicose delle vene emorroidarie del retto e dell’ano. Sono il disturbo più comune dell’ultimo tratto del canale intestinale e si sviluppano più frequentemente con l’aumentare dell’età, l’aumento del peso ponderale , l’eccessivo sforzo per evacuare le feci , la presenza di feci molto dure ,la gravidanza e fattori ereditari.
Meteorismo
Con il termine meteorismo si indica una condizione clinica che fa riferimento ad uno accumulo di gas, in quantità eccessive, nel tratto digerente.
SINDROME DEL COLON IRRITABILE
Meglio nota come “sindrome dell’intestino irritabile” (SII), il colon irritabile è un disturbo molto diffuso, soprattutto nelle donne (con un rapporto di 3:1 rispetto agli uomini).
Rispetto a 15 anni fa, oggi le persone che soffrono di questo disturbo sono più del doppio; si stima, infatti, che oltre 1/3 della popolazione lamenti sintomi da colon irritabile almeno una volta nella vita. Responsabile il variare dell’alimentazione (oggi più grassa e abbondante), la vita sedentaria e lo stress: tipici aspetti della società “del benessere”.
Ma in questo caso certo di benessere non si tratta: la SII, infatti, causa non pochi sintomi dolorosi e spiacevoli imbarazzi. Nel dettaglio…
I sintomi
Senso di fastidio addominale, frequenza variabile dell’attività intestinale e alterazione nella consistenza delle feci: questi i principali segni che possono portare alla diagnosi di SII. I disturbi addominali, in particolare, possono riguardare: meteorismo (aria nell’intestino), flatulenza e tensione addominale, molto spesso associati a nausea, cefalea, depressione, ansia, senso di stanchezza e/o difficoltà a concentrarsi. In base ai sintomi avvertiti, esistono due tipi di sindrome: quella “colon spastico” e quella “da diarrea non dolorosa”. La prima è una forma di colite in cui i movimenti intestinali sono molto variabili; la maggior parte dei pazienti avverte un forte dolore (tipo colica) in corrispondenza di una o più aree del colon, associato a stitichezza o a periodi di forte diarrea (in alcuni pazienti si alternano entrambi gli eventi). Molto spesso è presente anche la fuoriuscita di muco dal retto, associato ad una sensazione di evacuazione incompleta dopo la defecazione. La maggior parte dei pazienti affetti da colon spastico lamenta un dolore colico occasionale, ma possono anche esserci casi di dolore cronico al basso ventre. Il dolore, in genere, si risolve con l’evacuazione e viene innescato dall’ingestione di cibo (anche se non c’è un alimento in particolare implicato nella sindrome). Il tipo di colon irritabile “da diarrea non dolorosa”, invece, presenta sintomi da diarrea urgente, che si verifica durante o appena dopo i pasti. A volte può presentarsi anche incontinenza e, raramente, diarrea notturna.
Le cause
Ad oggi non sono ancora stati chiariti i fattori che possono provocare la sindrome del colon irritabile. Dai risultati di molte ricerche scientifiche, però, sembra ormai certa una correlazione diretta tra la malattia e le situazioni di stress psicologico, di ansia e di agitazione. Al riguardo, infatti, un recente studio della Divisione di epatologia e gastroenterologia dell’Università di Berlino, ha evidenziato come lo stress possa alterare la motilità del tratto gastro-intestinale e, in particolare, del colon. Secondo le indagini dell’équipe di studio, la regolazione dei movimenti dell’alto e basso intestino dipenderebbero, tra le altre cose, dal CRF (Corticotropin-Releasing Factor), fattore che svolge un significativo ruolo di mediazione del sistema nervoso centrale; tramite l’attivazione dei suoi recettori, infatti, il CRF regola le funzioni intestinali, inibendo lo stress a carico della parte alta dell’intestino e stimolando la parte bassa dell’intestino (colon). In particolare, il recettore CRF-2 interviene nell’inibizione dello svuotamento gastrico, mentre il recettore CRF-1 è coinvolto nella reazione allo stress e all’ansia. Nelle situazioni di stress, però, anche un aumento di serotonina endogena (di norma liberata marginalmente in risposta a situazioni di intenso sforzo e stress) sembra poter stimolare il CRF, incoraggiando così la motilità intestinale più del dovuto. Dalla ricerca, quindi, sembra evidente che lo stress (sia per l’aumento di serotonina, sia per le alterazioni del fattore CRF) possa influenzare notevolmente le motilità dell’apparato intestinale, dando origine a svariati disturbi e, nella maggior parte dei casi, proprio alla sindrome del colon irritabile.
La diagnosi
Come per la maggior parte delle malattie i cui sintomi possono essere molto diversi da persona a persona, anche nella SII la diagnosi non è sempre facile; gli stessi sintomi, infatti, potrebbero essere causati da altre malattie, quali il Morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la diverticolite o il malassorbimento. In caso di presenza dei sintomi sopra descritti, comunque, il primo passo da fare è uguale per tutti: recarsi da uno specialista (gastroenterologo). In seguito, potranno essere prescritti un esame delle feci (per accertare l’eventuale presenza di sangue, parassiti o batteri), un esame del sangue (per effettuare il dosaggio degli ormoni tiroidei), una rettosigmoscopia (per visionare soprattutto l’ultimo tratto del colon), una Rx clisma opaco a doppio contrasto e la prova di tolleranza al lattosio (per escludere un particolare difetto enzimatico, che impedisce la corretta digestione del latte e dei suoi derivati).
La terapia
Il trattamento è principalmente rivolto alla cura dei sintomi. Può avvalersi di tre approcci differenti, in cui nessuno esclude l’altro: l’educazione del paziente, l’impiego di farmaci e la dieta.
Educazione del paziente: per affrontare una corretta linea terapeutica personalizzata, infatti, sia il medico sia il paziente devono essere certi dell’assenza di una qualche malattia organica. Il medico da parte sua deve spiegare in modo esauriente al paziente la natura della condizione di base e deve dimostrare in modo convincente che non è presente alcuna affezione organica. Il paziente, invece, deve aprirsi completamente, esprimendo le proprie abitudini alimentari, le sensazioni di stress durante la giornata, lo stile di vita,… Da qui, l’importanza di un rapporto di fiducia tra medico e paziente.
Farmaci: nella terapia della SII il medico può avvalersi di antispastici, di antidiarroici o di agenti che aumentano la massa fecale. La risposta ai prodotti, in genere, è buona, ma l’uso di questi farmaci non può essere protratto troppo a lungo. Un abuso di lassativi, infatti, al momento può alleviare un periodo di stitichezza ostinata, ma alla lunga può dare assuefazione, causando l’effetto contrario (stitichezza, con aggravamento dei sintomi). In alcuni casi, visto il ruolo dello stress nell’insorgenza della malattia, può essere d’aiuto anche l’ausilio momentaneo di blandi sedativi. Recentemente l’utilizzo di presidi FarmacoGenomici, in particolare nelle pazienti donne, hanno dimostrato efficacia e sicurezza per alleviare i sintomi più fastidiosi come: dolore, gonfiore, stipsi, diarrea, flatulenza e per controllare gli stati infiammatori e prevenire complicanze. (Vedi Calagin Buste, Gemiol Plus D3). Dieta: in genere, i pazienti con irritazione cronica al colon dovrebbero seguire una dieta normale. In alcuni casi, però, sarebbe meglio evitare l’assunzione di alcuni cibi. Nei pazienti con distensione addominale e un aumento della flatulenza, ad esempio, andrebbe evitata l’ingestione di cavoli, fagioli, ceci e altri alimenti con elevate quantità di carboidrati fermentabili. Per la flatulenza andrebbe evitata soprattutto l’eccessiva assunzione di succo di mele, di succo d’uva, di banane, di noci e di uva passa. I soggetti con dolore addominale postprandiale (che insorge subito dopo il pasto), invece, dovrebbero seguire una dieta a basso contenuto di grassi e con un maggior apporto proteico. Infine, i soggetti intolleranti al lattosio dovrebbero naturalmente ridurre l’assunzione di latte e di prodotti caseari.
Specificità delle cellule femminili
Può colpire anche l’utero
Dismenorrea (mestruazioni dolorose) e sindrome del colon irritabile: due patologie molto diverse, ma forse collegate tra loro. E’ quanto emerge da uno studio statunitense condotto da MM Heitkemper e dalla sua équipe. In particolare, gli studiosi hanno osservato una maggiore prevalenza di dolori addominali, nausea e diarrea durante il periodo mestruale nelle pazienti affette da sindrome del colon irritabile, rispetto alle ragazze che non ne soffrono, pur non essendo state registrate significative difformità a livello ormonale tra il gruppo delle donne con dismenorrea e quello delle donne prive di dolori mestruali.
Fonte: Heitkemper MM; Pattern of gastrointestinal and somatic symptoms across the mestrual cycle; Gastroenterology 1992;102:505.
A conferma di questa ipotesi è anche l’esito di un’altra indagine, svolta da alcuni ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimore (Maryland). La ricerca è stata condotta su 383 donne tra i 20 e i 40 anni d’età, alle quali è stata misurata nel primo giorno di mestruazione la concentrazione di prostaglandine, sostanze che agiscono su numerose funzioni dell’organismo (come la contrazione della muscolatura liscia e la secrezione gastrica), che, se presenti in quantità eccessive, sembrano poter causare le contrazioni spastiche e dolorose, tipiche di chi soffre di dolori mestruali. La diagnosi di dismenorrea è stata posta nel 20% circa del campione, che presentava anche un’elevata produzione di prostaglandine. Dalle risposte delle donne è emerso che oltre il 61% di quelle con dismenorrea soffriva anche di disordini funzionali dell’intestino, contro il 20% del gruppo di controllo.
Curare anche la mente!
I medici che hanno in cura i pazienti affetti dalla sindrome del colon irritabile spesso non hanno vita facile. Questo a causa dei numerosi disturbi che possono essere associati alla malattia, come l’ansia e la depressione, in particolare nella patologia femminile. Sono molte, infatti, le ricerche che dimostrano una maggior probabilità di successo quando, alla normale terapia del colon irritato, si aggiunge anche una mirata psicoterapia, al fine di ridurre quei disturbi psicologici, che abbiamo visto essere possibili cause di insorgenza della patologia stessa. Tra i vari approcci antidepressivi, soprattutto nella donna, può essere utile intervenire sul sistema metabolico femminile con alimenti funzionali come il Calagin Complex.